
Bruxelles, 12 gen. (LaPresse) – Un nulla di fatto nei colloqui tra Mosca e la Nato sull’Ucraina. Rimangono “differenze significative” ma è stato importante sedersi attorno a un tavolo, ha dichiarato il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, al termine del primo Consiglio Nato-Russia dopo più di due anni. Da Mosca non è arrivato nessun impegno per una de-escalation e nemmeno una dichiarazione in tal senso, ha rimarcato la vicesegretaria di Stato Usa, Wendy Sherman, in conferenza stampa.
Gli alleati si dicono pronti a continuare sulla strada del dialogo ma “è la Russia che deve fare una scelta netta, la de-escalation e la diplomazia o lo scontro e le conseguenze”, afferma la rappresentante dell’amministrazione Biden.
I 30 paesi della Nato hanno ribadito la propria disponibilità a trovare una soluzione politica alla crisi innescata con la concentrazione delle truppe russe ai confini dell’Ucraina ma anche la loro ferma posizione su due punti: il diritto di difendere la sovranità e l’integrità territoriale di ogni paese europeo e quello di poter scegliere che tipo di modello di sicurezza adottare. Ovvero il cosiddetto principio delle porte aperte, sancito dal Trattato dell’Alleanza. “Non scenderemo mai a compromessi sui principi chiave, sull’integrità territoriale e la sovranità di ciascun paese in Europa. Non scenderemo a compromessi e sul diritto di ogni paese di scegliere il proprio percorso”, ha sottolineato Stoltenberg. Nella proposta presentata dalla Russia a dicembre c’è proprio la richiesta alla Nato di non accettare altri paesi nell’alleanza, in cambio della sospensione delle attività militari da parte di Mosca. Proposte definite irricevibili dalla parte americana e dal segretario della Nato che ha garantito il sostegno di tutti gli alleati ad accogliere la richiesta dell’Ucraina di aderire alla Nato.
I membri dell’Allenza atlantica hanno espresso preoccupazione e chiesto a Mosca di astenersi da attività aggressive ai confini dirette contro gli alleati. “Questo significa che il nostro dialogo è difficile, ma ancora più necessario. Voglio sottolineare che faremo ogni sforzo per trovare una via politica da seguire”, ha assicurato Stoltenberg, che ha ricordato come la Russia detenga ancora le sue truppe in quattro paesi europei, Georgia, Ucraina, Crimea e Moldavia, e di come sia stata lei a violare il trattato Inf iniziando a dispiegare missili in Europa.
Gli alleati della Nato si sono detti pronti a incontrarsi di nuovo con la Russia con proposte concrete. Dai delegati di Mosca non c’è stata un risposta affermativa, ma nemmeno negativa, e hanno chiesto più tempo. Tutte le parti dovranno ora confrontarsi coi propri governi prima di intraprendere ulteriori passi, fa notare la vicesegretaria di Stato Sherman, che avverte: “Se la Russia se ne andrà dai colloqui, sarà abbastanza evidente che non prendono mai seriamente la diplomazia. Ecco perché collettivamente ci stiamo preparando a ogni evenienza. E oggi abbiamo detto direttamente ai russi che se la Russia invadesse ancora l’Ucraina, ci sarebbero costi e conseguenze significativi ben oltre quelli che hanno dovuto affrontare nel 2014”. Al momento l’Ue resta a guardare.
A margine del Consiglio vi sono stati due incontri non ai massimi livelli con Sherman, che si è riunita sia con il segretario generale del Servizio europeo per l’azione esterna, Stefano Sannino, che con il capo di gabinetto della Commissione europea, Bjoern Seibert. Ribadita la fermezza dell’Unione europea nella difesa dell’integrità dell’Ucraina e in caso di aggressione. “L’Ue deve ora definire cosa possiamo fare, dobbiamo raggiungere una posizione unitaria e dobbiamo sostanziare il nostro ruolo, supportandolo con percorsi di azione concreti, cioè non solo su ciò che pensiamo o vogliamo, ma su ciò che intendiamo fare”, ha scritto l’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, in vista della riunione dei ministri degli Esteri e della difesa dell’Ue a Brest di questa settimana.