Ayutthaya, l’antica capitale della Thailandia riemersa dalla giungla

Con un’ora e mezza da Bangkok si arriva al parco archeologico di Ayutthaya. Antica capitale del Regno del Siam per quattro secoli, tra il 1352 e il 1767, il sito ha tutto il fascino di una città abbandonata, inghiottita dal tempo e dalla giungla e riscoperta solo in epoca recente. I suoi imponenti monumenti si sposano con la natura dalla quale è riemersa e che restituisce quel senso di decandenza e transitorietà delle cose che i nostri Romantici dell’Ottocento ricercavano nelle rovine di Roma o nella perduta Ninfa, consumata dalle paludi pontine.

Ayutthaya, patrimonio Unesco dal 1991, era conosciuta come la Venezia dell’Est, per il suo fiume e canali che la rendevano crocevia di mercanti da ogni parte del mondo: popolata da varie popolazioni – khmer, cinesi, malesi e indiani – la città era una delle metropoli più grandi e cosmopolite del mondo, arrivando a contare un milione di abitanti nel ‘700. Tanta opulenza e splendore furono spazzati via dalle mire espansionistiche dei vicini birmai: nel 1670 la città viene attaccata, saccheggiata e incendiata. I sopravvissuti e la famiglia reale fuggono e fondano Bangkok, a valle del fiume Chao Praya. Sic transit gloria mundi.

Il sito è molto vasto da visitare: si può decidere di pernottare lì o di fare un’escursione in giornata da Bangkok. Io ho scelto di prendere un tour in giornata per 550 bath (14 euro circa), che ho prenotato facilmente nell’agenzia collegata alla mia guest house. Appuntamento alle 7 direttamente in hotel, con ritorno nel pomeriggio alle 15, traffico permettendo. Il pranzo è incluso: riso, verdure, pollo in salsa agrodolce e frutta. Io l’ho trovato molto buono e ho chiesto il bis, ma la maggior parte dei turisti ha lasciato tutto nel piatto. Unica pecca la guida, un anziano thailandese con un inglese incomprensibile e che si limitava a ripetere come un mantra le stesse informazioni in ogni sito in cui ci spostavamo: la data di nascita della città, le varie posizioni di Buddha, gli stupa che contenevano le ceneri dei re e non poteva mancare l’elogio finale del popolo thailandese. “Un paese tradizionalista che oggi guarda alla modernità”.

 

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