Bruxelles, 6 gen. (LaPresse) – E’ il giorno della repressione in Kazakistan. Con operazioni a tappeto contro i manifestanti ad Almaty e nelle altre città e l’arrivo delle truppe da Mosca dell’Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva, l’alleanza militare guidata dalla Russia, in soccorso del governo kazako. Il bilancio è in continua evoluzione: 18 i funzionari della sicurezza uccisi, di cui uno trovato decapitato, secondo l’ultima cifra fornita dalle autorità, 748 dipendenti degli organi degli affari interni e personale militare feriti negli scontri. Diversi morti anche tra i manifestanti, presi di mira dalla polizia, che ne ha arrestati circa 3mila. In giornata si sono rincorse notizie contrastanti di stazioni dei media occupate dai manifestanti e poi liberate, tentativi di assalti agli aeroporti, con molte compagnie che hanno bloccato i voli. Mentre Internet è stato interrotto e ripristinato. Le immagini documentano scontri violenti tra le forze e i dimostranti, ma anche raduni spontanei e pacifici di persone nelle piazze. Alcune fonti parlano di beni che scarseggiano nei supermercati, mentre i media locali parlano di saccheggi nei negozi distrutti e lunghe file ai bancomat con la speranza di prelevare. Dopo una giornata di scontri, in serata tutti gli edifici governativi ad Almaty risultavano sotto il controllo dei funzionari della sicurezza, così come l’ex residenza del presidente.
Nel Paese, dove lo stato di emergenza è stato esteso in tutto il territorio, è ora impedito l’ingresso agli stranieri. Non a caso sia Mosca che il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev parlano di interferenze esterne per destabilizzare il paese. Per il ministero degli esteri russo dietro alle rivolte vi sarebbero “formazioni armate addestrate e organizzate dall’esterno”. “Le proteste in Kazakistan stanno assumendo la forma di una ribellione armata, militanti islamici ben addestrati sono venuti nel paese”, ha affermato il capo del partito putiniano Russia Unita alla Duma, Vladimir Vasilyev. L’impressione è che il regime kazako sia sempre più in difficoltà. Dopo le iniziali aperture alle ragioni delle proteste, le autorità ora parlano apertamente di terroristi, criminali, sovversivi da distruggere.
L’Unione europea, per bocca dell’Alto rappresentante Josep Borrell, esprime “grande preoccupazione” e sottolinea che “i diritti e la sicurezza dei civili devono essere garantiti”. La preoccupazione non riguarda solo la repressione dei civili ma l’intervento delle truppe russe in una ex repubblica sovietica. “L’assistenza militare esterna riporta alla mente situazioni da evitare”, scrive Borrell che ribadisce: “l’Ue è pronta a fornire supporto per affrontare questa crisi”. In giornata anche una portavoce della Commissione europea aveva sottolineato che “tale intervento dovrebbe rispettare la sovranità e l’indipendenza del Kazakistan”.
Da Washington è arrivata la chiamata del Segretario di Stato Usa, Antony Blinken, al ministro degli Esteri kazako, Mukhtar Tileuberdi, per esprimere il sostegno Usa alle istituzioni costituzionali del Kazakistan e a una “risoluzione pacifica e diplomatica delle controversie”. Anche l’Italia esprime “grande preoccupazione per i gravi eventi che stanno avendo luogo in Kazakistan, Paese al quale è legata da rapporti di amicizia e da un solido partenariato economico” e rivolge “un forte appello affinché si metta immediatamente fine alle violenze, chiedendo il rispetto degli standard “dei diritti e di pluralismo fissati dalle Organizzazioni Internazionali”. E proprio dall’Onu arriva l’appello a entrambe le parti a cessare l’uso della violenza. “Le persone hanno diritto alla protesta pacifica e alla libertà di espressione. Allo stesso tempo, i manifestanti non dovrebbero ricorrere alla violenza contro gli altri”, ha detto l’Alta Commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, che ha avvisato: “Gli Stati hanno il diritto di dichiarare lo stato di emergenza in determinate circostanze ristrette, ma qualsiasi deroga ai diritti umani è soggetta a rigorosi requisiti di necessità e proporzionalità”.