Bruxelles, 28 nov. (LaPresse) – Domenica prossima, 5 dicembre, i cittadini europei potranno arricchire la propria dieta con la lucusta migratoria. E’ l’ultimo degli insetti autorizzati dall’Unione europea per essere messi sul mercato. Gli altri tre sono i vermi gialli essiccati (Tenebrio molitor), le loro larve, intere o macinate, e i grilli interi di terra (Acheta domesticus). Non è l’ultima bizzarria uscita dal cilindro delle istituzioni europee, ma un’azione frutto di un lungo processo e che tocca fette di mercato sempre più ampie. “La maggior parte delle richieste di valutazione proviene da piccole e medie imprese europee che commercializzano prodotti alternativi a base di proteine”, spiega a LaPresse Ermolaos Ververis, che lavora nell’unità “nuovi alimenti” dell’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare.
“Secondo il nuovo regolamento del 2015 tutto quello che proviene dagli insetti deve essere valutato prima di ricevere l’autorizzazione dalla Commissione europea e dagli Stati membri e dal 2018 l’Efsa ha cominciato a esaminare diverse richieste decidendo quali sono sicure per stare sul mercato”, ha spiegato il funzionario. Finora l’Efsa ha ricevuto 17 domande di “nuovi alimenti” relative agli insetti, 12 di queste domande sono entrate nella fase di valutazione del rischio e quattro sono state finalizzate. Nell’agenzia europea che ha sede proprio a Parma, cuore dei prodotti ‘made in Italy’ tradizionali, un gruppo di scienziati ed esperti valuta sottopone i potenziali alimenti a un rigido processo di analisi della sicurezza.
“Gli insetti devono essere allevati sotto specifiche condizioni, il processo è cruciale perché occorre garantire che ciò di cui si nutrono gli insetti soddisfi gli standard europei per l’alimentazione”, continua il tecnico dell’Efsa. Gli insetti sono parte della dieta alimentare in tantissime parti del mondo, soprattutto in Asia, e considerata la grande quantità di energia, risorse, consumo di suolo e acqua necessarie a produrre la carne, possono essere una valida alternativa come fonte di proteine. Senza considerare che gli insetti sono già parte della dieta naturale di numerosi animali, compresi quelli ampiamente consumati dall’uomo, come pesce, pollo o maiali. E che, lavorati, potrebbero trovare uno spazio sempre più vasto nella produzione di prodotti proteici alternativi, a partire da semplici snack.
A dimostrazione dell’interesse di mercato crescente, basti pensare che a Bruxelles ha sede un’organizzazione no-profit che rappresenta gli interessi del settore presso le istituzioni europee. L’Ipiff è una piattaforma internazionale di insetti per alimenti e mangimi, composta da 83 membri, la maggior parte delle quali sono aziende europee produttrici di insetti, e che comprende anche due aziende italiane, tre università e un istituto zooprofilattico del nostro paese.Introdurre gli insetti a tavola non è solo una questione di gusti, anche perché la maggior parte della commercializzazione prevede più l’uso di farine e derivati che di insetti interi. Il tema va ben oltre il cosiddetto “yuck factor”, il fattore “schifo”, e tocca l’ambito della sostenibilità ambientale. Secondo la Fao, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, il consumo di insetti costituisce una valida alternativa alla carne di fronte alla crescente popolazione e domanda mondiale, che contribuisce quindi positivamente all’ambiente e alla salute e ai mezzi di sussistenza.
Non a caso la nuova Strategia “From farm to fork”, (dal campo alla tavola), lanciata dalla Commissione europea nel dicembre 2019, e ora in discussione al Parlamento europeo e al Consiglio Ue, sembra voler aprire a questi nuovi alimenti nell’ambito del cibo sostenibile e nel quadro più ampio del green deal europeo. Anche se non vengono esplicitamente citati nella Strategia, le autorizzazioni dei quattro insetti sono bastate a scatenare una levata di scudi da diversi esponenti del centrodestra italiano, che accusano l’Ue di non tutelare l’agroalimentare locale e introdurre elementi estranei alla nostra cultura alimentare. Se gli insetti saranno il cibo del futuro è presto per dirlo. “Se i consumatori decideranno di metterli nella loro dieta non spetta a noi prevederlo”, ha precisato Ververis dell’Efsa, ma dall’autorità assicurano che il numero di richieste di autorizzazione è in continuo aumento.